Istituzioni culturali, aziende innovative, università, fondazioni e istituti di ricerca sono i luoghi privilegiati in cui si costruisce il futuro delle città con progetti basati sul coinvolgimento dei cittadini. Un esempio interessante è rappresentato da (Science + Technology + Arts) l’iniziativa della Commissione europea diffusa in numerosi Centri regionali di diverse nazioni dove scienziati, ingegneri e ricercatori lavorano insieme agli artisti per sviluppare tecnologie sempre più inclusive. S + T + ARTS (https://starts.eu/wp-content/uploads/starts_regional_centers_harnessing_power.pdf) ha lo scopo di ridefinire l’attuale panorama sociale, culturale ed economico grazie alla collaborazione tra il mondo della scienza e quello della creatività, dove gli artisti assumono un ruolo di primo piano. Spetta infatti a loro il compito di valutare le idee di cambiamento e di selezionare quelle che possono avere il migliore sviluppo. Agli artisti viene chiesto in particolare di affiancare alla loro abituale funzione di osservatori e critici dei contesti sociali quella di partecipanti attivi nella costruzione di possibili modelli futuri che contribuiscano a migliorare i comportamenti delle persone attraverso la riduzione degli sprechi, la lotta ai cambiamenti climatici e il miglioramento dell’efficienza energetica. Una proposta che vuole ripercorrere idealmente l’esperienza storica della Bauhaus, la straordinaria scuola tedesca d’arte e design che con la guida dell’architetto Walter Gropius ha rappresentato uno dei punti di svolta fondamentali nella cultura contemporanea.
Soluzioni insolite
Fondata nel 1919 a Weimar in seguito alla fusione tra la locale Accademia di belle arti e la Scuola di arti applicate, la Bauhaus ha espresso un linguaggio interdisciplinare nato dal superamento della frattura tra arte, decorazione e artigianato e indicato i nuovi canoni estetici nel campo dell’architettura, del design e della produzione industriale in un contesto storico segnato da profonde analogie con il periodo attuale, come il grande sviluppo dei centri urbani, delle comunicazioni, dei trasporti e dell’espansione dei mercati in seguito alla realizzazione di nuovi prodotti che ha dato origine alla critica sociale di Herbert Marcuse espressa nel suo libro più famoso L’uomo a una dimensione e che Jean Baudrillard ha definito la “società dei consumi”. S + T + ARTS riprende alcuni dei principi fondativi della Bauhaus e, grazie al coinvolgimento di artisti e ricercatori, favorisce la creazione di opere d’arte che possano aiutare le persone a essere più consapevoli delle difficoltà causate dai cambiamenti climatici e l’elaborazione, con l’ausilio delle più evolute tecnologie digitali, di nuovi modelli caratterizzati da un’impronta filosofica e scientifica capaci di offrire soluzioni insolite ma concrete ai problemi dell’habitat anche in seguito all’aumento molto intenso e rapido della popolazione mondiale.
Futuro sostenibile
Ad Aspern, una smart city in costruzione a circa quattordici chilometri a nord-est di Vienna (https://automatismosmundo.com/en/aspern-meet-the-avant-garde-within-smart-cities/) è possibile seguire “in presa diretta” l’evoluzione di uno dei più grandi programmi di sviluppo urbano a livello europeo nato nel 2004 su progetto dell’architetto svedese Johannes Tovatt dopo una serie di incontri e gruppi di lavoro realizzati insieme ai cittadini per definire le caratteristiche principali di una “città intelligente”, dove è fondamentale l’uso di piattaforme tecnologiche per la gestione e l’elaborazione di informazioni e comunicazioni che consentono di offrire migliori servizi nei trasporti, nella sanità, nell’istruzione, nella domotica e anche per quanto riguarda le fasi di costruzione e di reperimento dei materiali. Tutti gli edifici e le strutture nel campo della viabilità e dei servizi sono sostenibili e si servono quasi esclusivamente dell’energia solare prodotta da pannelli fotovoltaici. Numerose abitazioni vengono inoltre realizzate secondo il concetto di cohousing per unire i vantaggi dell’autonomia di ogni appartamento, il cui progetto viene seguito direttamente dai futuri residenti, con quelli della condivisione di spazi e servizi comuni. Aspern, che nel 2028 avrà una popolazione di circa ventimila abitanti e potrà contare su cinquecento aziende, segue il concetto di e-mobility. Si serve cioè di mezzi di trasporto che utilizzano l’elettricità come principale fonte di energia con stazioni di ricarica presenti nei parcheggi sotterranei di tutti gli edifici, veri e propri smart building che diventano anche produttori di fonti pulite. Con i dati provenienti dagli immobili (temperatura, qualità dell’aria, consumi elettrici) e con quelli metereologici e atmosferici si riesce ad avere un resoconto preciso e costantemente aggiornato della situazione climatica e ambientale con la possibilità di adattarsi in tempo reale a qualsiasi scenario e a ottimizzare il fabbisogno energetico.
Riuso e innovazione
Poblenou, uno dei quartieri più di tendenza di Barcellona dove hanno sede l’iconico Museo del design realizzato dagli architetti Martorell & Bohigas & Mackay (MBM) e l’avveniristica torre Agbar di Jean Nouvel è un altro interessante esempio di sostenibilità e ricerca tecnologica. Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento Poblenou, definito la Manchester catalana, è stato il quartiere industriale della città. Dopo un lungo periodo di decadenza, è iniziata la sua trasformazione nei primi anni Duemila in seguito all’occupazione delle fabbriche dismesse e dei magazzini abbandonati da parte di collettivi di artisti che hanno progressivamente trasformato questi luoghi abbandonati in studi, laboratori artigianali, spazi espositivi e di coworking, startup, loft e abitazioni cui si sono poi aggiunti show room, negozi, bar e ristoranti. Con il progetto Poblenou Maker District: Fem Barri (https://ajuntament.barcelona.cat/digital/en/blog/barcelona-positions-poblenou-at-the-centre-of-digital-social-innovation-and-the-maker-movement), che rappresenta una delle iniziative più qualificanti di Barcellona Digital City, la città ha sostenuto la trasformazione di questo quartiere attraverso un programma di riqualificazione a guida pubblica denominato 22@Barcellona. Si sono così create le condizioni per la formazione di un grande polo tecnologico, che ha attratto università, istituti di ricerca, importanti aziende nei settori dell’informatica e delle telecomunicazioni, modello di una città aperta in cui convivono capacità produttiva e di innovazione unite a una grande attenzione all’ambiente anche attraverso il riuso creativo dei materiali e la valorizzazione delle produzioni locali in agricoltura e in campo alimentare. Un progetto all’avanguardia che ha dato a Barcellona la leadership del Global Fab City, il network mondiale di città che valorizzano le produzioni locali e la partecipazione attiva dei cittadini attraverso le reti di connessione globale.
Idee condivise
Se Aspern e Barcellona hanno definito due proposte esemplari di centri abitati intelligenti e sostenibili grazie alla ricerca tecnologica, Milano si presenta come una metropoli dove i processi di innovazione sono strettamente legati allo sviluppo culturale e al diritto dei cittadini di partecipare e di essere protagonisti della trasformazione del mondo digitale. Mind (Milan Innovation District, https://www.mindmilano.it) è il progetto, nato dalla collaborazione tra investimenti pubblici e privati, che forse meglio riassume questa idea di città in cui la nuova cultura digitale viene intesa come condivisione delle competenze, della ricerca, della nuova manifattura, delle officine creative e delle startup. Pensato dall’architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab al Massachusetts Institute of Technology come un centro multidisciplinare, dedicato alla ricerca fondamentale e applicata e alla diffusione della conoscenza, Mind occuperà la grande area in corso di trasformazione di oltre un milione di metri quadrati dove si è tenuta Expo 2015. Metà della superficie ospiterà il parco lineare più grande d’Europa lungo circa un chilometro e mezzo, con quattro grandi zone verdi a tema, più di quattro chilometri di piste ciclabili e quattromila metri quadrati di specchi d’acqua. L’altra metà dello spazio è divisa in sei aree con edifici adattabili alle diverse destinazioni d’uso assegnate al nuovo Campus scientifico dell’Università Statale di Milano, a un laboratorio per l’innovazione sociale della Fondazione Triulza, la rete delle principali organizzazioni italiane del terzo settore, all’Istituto di ricerca Human Technopole, al West Gate, la zona commerciale e residenziale, al Mind Village, il parco scientifico e tecnologico in cui avranno sede alcune delle maggiori aziende farmaceutiche e della ricerca medico-scientifica a livello internazionale e infine al polo ospedaliero di ricovero e cura a carattere scientifico IRCCS Galeazzi – Sant’Ambrogio, già in attività dal mese di settembre 2022.
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“Agli artisti viene chiesto di affiancare alla loro funzione di osservatori e critici quella di partecipanti attivi nella costruzione di modelli futuri”
“In Austria, ad Aspern, è in corso uno dei più grandi programmi di sviluppo urbano a livello europeo basato sulle richieste dei cittadini”
“A Poblenou, l’iconico quartiere di Barcellona si è creato un modello di città aperta in cui convivono capacità produttiva e creativa”
“A Milano, il nuovo distretto per l’innovazione interpreta la cultura digitale come condivisione di idee per la ricerca e l’industria d’avanguardia”
“Con l’azione 7000 Oaks, l’artista tedesco Joseph Beuys ha anticipato la coscienza ambientalista e molti degli attuali problemi economici e sociali”
“La mostra Planet City cercherà di immaginare un mondo in cui l’umanità si riunirà in un’unica megalopoli di sette miliardi di persone”
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UN PIANETA IN DIVENIRE
Mostre, corsi, laboratori, progetti multimediali, concerti. In California un’insolita sinergia tra discipline umanistiche e tecnologiche in difesa dell’habitat
Il rapporto tra arte, scienza e tecnologia è una realtà in continua evoluzione ed è destinato ad assume un ruolo di sempre maggiore rilievo per la risoluzione di alcuni dei problemi più assillanti per le città e le metropoli di tutto il mondo come il cambiamento climatico e il futuro dell’intelligenza artificiale. Pacific Standard Time (PST) 2024, programma che riunisce le maggiori istituzioni culturali pubbliche e private della California meridionale con corsi, laboratori interdisciplinari, progetti multimediali, conferenze, concerti, mostre in cui l’arte indaga la scienza e la scienza interpreta l’arte, si propone di contribuire al dibattito internazionale per il superamento di queste difficoltà. Tra i diversi enti che partecipano al PST 2024, il Getty Center (https://www.getty.edu/projects/pacific-standard-time-2024/grants-awarded/) si segnala per il sostegno a circa cinquanta proposte che affrontano alcune delle questioni più importanti in difesa dell’habitat come per esempio la mostra Joseph Beuys: 7000 Oaks, organizzata dal museo di arte contemporanea di Los Angeles The Broad, in cui viene analizzata una delle azioni più esemplari dell’artista tedesco presentata a Documenta VII di Kassel nell’estate del 1982, che ha anticipato la coscienza ambientalista e molti degli attuali problemi economici e sociali. Insieme alla mostra sono inoltre previsti programmi che affrontano i temi della giustizia ambientale. Se per Beuys mettere a dimora le querce ha rappresentato non solo un atto di presa di coscienza, ma ha espresso un concetto di ecologia allargato nel tempo e nello spazio, la mostra Planet City realizzata dal Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc) cercherà di rispondere alla domanda: “È possibile progettare una città socialmente e ambientalmente sostenibile per sette miliardi di persone?”. Immaginerà un mondo in cui l’umanità si riunirà in un’unica megalopoli iperabitata per consentire alla natura di riprendere il suo sviluppo naturale. Una simulazione estrema e distopica realizzata da un gruppo di artisti, futurologi, tecnici e studiosi che coinvolgerà il pubblico come in un videogioco interattivo per cercare di superare l’attuale espansione urbana incontrollata.