Gabriele Maria Pagnini ha saputo emergere nel ricco panorama artistico e culturale del secondo Novecento, definito dal critico Chris Wiley A Golden Age of Editorial Portraiture (L’età dell’oro del ritratto in campo editoriale) rappresentata negli Stati uniti da Richard Avedon e Irving Penn e nel nostro paese da Ugo Mulas, grazie a uno stile molto personale e a un’inedita filosofia dell’immagine. “Foto di rara sostenutezza formale e ancor più rara penetrazione psicologica… ritratti d’eccezione, in cui colpisce l’assoluta mancanza di surrogati letterari o esornativi”, ha scritto il grande storico dell’arte Federico Zeri. Oltre a Vogue Italia e L’Uomo Vogue per cui ha realizzato circa duemila ritratti dei protagonisti del mondo della cultura, dell’arte, della musica e dello spettacolo, tra le sue collaborazioni si ricordano Vogue Paris, Vogue Deutsch, Vogue España, Vogue UK, Manner Vogue, Vogue Hommes, Harper’s Bazaar Italia, Harper’s Bazaar France e Ritz Newspaper, la rivista londinese diretta da David Bailey, il fotografo entrato nel mito con il film Blow-Up di Michelangelo Antonioni.