Confini mobili

Nell’attuale scenario globale multipolare rappresentato da mutevoli aree d’influenza che dipende ancora dalle eredità imperiali, si pone in primo piano, come suggerisce il politologo statunitense Robert Kaplan nel suo nuovo libro Grande Medio OrienteViaggio al centro della storia tra impero e anarchia (Marsilio, pp. 448, 22,80 euro) la vastissima regione islamica compresa tra il Marocco e il Turkestan orientale, i Balcani e lo Yemen, la Libia e l’Afghanistan. In questa area estesa tra Etiopia e Mediterraneo fino alla provincia dello Xinjang, cercano di massimizzare il proprio potere la Cina, estensione orientale del Grande Medio Oriente, attraverso la Belt and Road Initiative (la Nuova via della seta) e l’Iran in Libano, nello Yemen, in Iraq e Siria.

Oltre la terra, tra cielo, mari e oceani
Una situazione complessa e rischiosa espressione della mancata soluzione dei problemi del Medio Oriente in seguito alla decadenza dell’Impero ottomano, che insieme alle altre numerose aree di conflitto spinge a un riarmo atomico sempre più accentuato tutti i principali attori della scena geopolitica globale dominata da Stati uniti, Russia e Cina, dove è in atto un imponente piano di espansione dell’arsenale nucleare. Uno scenario in cui la deterrenza e i tentativi di disarmo sono ormai solo un lontano ricordo. Il pericolo non è più, come durante la Guerra fredda, l’atomica del nemico, ma le atomiche di tanti nemici. Oltre a Stati uniti, Russia e Cina hanno infatti armi nucleari Francia, Regno unito, Pakistan, India e Corea del Nord cui si devono aggiungere anche se in modo non ufficiale Israele e in un futuro probabilmente non lontano l’Iran. Alle testate nucleari strategiche bisogna unire le cosiddette atomiche tattiche low-yield, non regolamentate da trattati internazionali e quindi più facilmente utilizzabili. Se da una parte la Russia ha infranto l’ordine nucleare internazionale nel 2022 con ripetute minacce del loro utilizzo, dall’altra negli Stati uniti (per limitarci ai due maggiori detentori di armi atomiche) Obama ha mantenuto la rotta aggressiva tracciata da Geoge W. Bush e Biden ha continuato quella definita da Trump nel 2018. Oltre ai fronti russo-ucraino e israeliano il rischio atomico è però particolarmente presente nei diversi scenari del Pacifico tra la Cina con il Pakistan come possibile alleato e gli Stati uniti con i paesi dell’AP4 (Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda) e l’India ancora neutrale, tra innumerevoli basi navali e aeree. A questi pericoli in terra, nei mari e negli oceani si deve infine associare il sempre maggiore livello di rivalità nella corsa allo spazio e nel controllo dei satelliti dove si sono inseriti in modo determinante privati come Elon Musk, che manifestano il crescente livello di militarizzazione delle aree al di là dell’atmosfera terrestre.

Jeff Wall, A Sudden Gust of Wind (after Hokusai), 1993, Glenstone Museum, Potomac, Maryland. Dalla mostra Jeff Wall, Fondation Beyeler, Basilea.

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