





Nan Goldin. Segnata dal suicidio della sorella, alla fine degli anni ‘60 si è legata alle alternative communities della controcultura Usa. Dopo aver studiato fotografia alla Satya Community School a Lincoln (Massachusetts), ha vissuto e narrato in prima persona i drammi legati all’identità, all’amore, alla sessualità, alla dipendenza, alla malattia e ha trasformato il ruolo della fotografia nell’arte contemporanea. Un impegno che raggiunge uno dei culmini con The Ballad of Sexual Dependency ispirata all’Opera da tre soldi di Brecht e Weill, un work in progress (1979-1986) con slideshow e musica, definito dalla vicinanza ai temi e all’estetica del New American Cinema e di David Lynch. In anni recenti ha riscoperto la luce naturale, il paesaggio e valorizzato con l’uso di video la spiritualità dell’esistenza. Una significativa sintesi dei lavori di Goldin, che ha esposto in musei, prestigiose gallerie e istituzioni culturali, è raccolta nel libro This Will Not End Well (Non finirà bene) di Nan Goldin Studio, Teresa Hahr, Fredrik Liew (Steidl Publisher, pp.216, 55 euro).