Il secolo delle città

Dopo la Pace di Vestfalia che nel 1648 ha concluso la Guerra dei trent’anni e stabilito il nuovo ordine statuale dell’Europa, allora il centro del mondo, per quasi quattrocento anni abbiamo vissuto una realtà che ha avuto negli stati nazionali i suoi maggiori elementi dinamici e propulsivi e messo in secondo piano il ruolo delle città. Una situazione apparentemente immutabile, ma in via di profondo cambiamento, in cui le città sono tornate ad assumere un ruolo da protagoniste nelle dinamiche economiche, politiche, culturali e nelle relazioni internazionali. Nel 2007 per la prima volta il numero delle persone residenti nei centri abitati ha superato quello di chi viveva nelle campagne. 

Centri nevralgici oltre i confini
Se nell’Ottocento gli abitanti delle città rappresentavano il tre per cento della popolazione mondiale, dopo la crescita avvenuta nel Novecento sono oggi più della metà con la prospettiva di raggiungere i due terzi (circa sei miliardi di persone) entro il 2050 e concentrazioni urbane con una popolazione superiore a quello di nazioni come la Germania, la Francia e l’Italia. Si prevede, per esempio, che l’area metropolitana di Lagos in Nigeria avrà tra gli ottanta e i cento milioni di residenti e sono ormai più di quattromila le città con oltre centomila abitanti. L’economia globale, nonostante i rallentamenti dovuti prima al Covid-19 e poi alla guerra in Ucraina, che ha evidenziato il mutamento delle aree di influenza internazionali, ha trasformato le città, punto di incontro tra diverse culture, religioni e identità in centri nevralgici all’interno di una rete di rapporti che va al di là dei confini nazionali e continentali, supera le divisioni tra nord e sud, paesi sviluppati e definiti in via di sviluppo con la necessità di rivedere le analisi geopolitiche e aggiornarle in relazione ai processi di mutazione in atto. Un sistema che contribuisce alla formazione di oltre l’ottanta per cento del prodotto interno lordo mondiale e che si impone come un imprescindibile network di innovazione e progresso sociale, di avanzamento e sperimentazione culturale. Se attualmente i centri abitati sono responsabili di circa il settantacinque per cento delle emissioni di COe costituiscono una delle principali cause della crisi climatica in atto, in un prossimo futuro potranno essere i protagonisti di un percorso di cambiamento per contribuire in modo determinante alla risoluzione di questi problemi con nuovi modelli di sviluppo dove salubrità dell’aria, qualità delle abitazioni, difesa del paesaggio e gestione dei rifiuti saranno alla base delle nuove politiche abitative in cui cittadini dovranno sempre più partecipare alla gestione delle città e diventare i protagonisti della trasformazione urbana. 

Enrico Castellani, “Superficie bianca”, 2014, acrilico su tela. Dalla mostra “Enrico Castellani – Le superfici e i fondamenti”, LOOM Gallery, Milano, 2021. Foto Studio Paolo Vandrasch © Fondazione Enrico Castellani
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