Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese, 1967 (Collezione Intesa Sanpaolo). Dalla mostra Lucio Fontana: On the Threshold, The Met Fifth Avenue, NY, The Met Breuer, NY, 2019.

I pericoli nascosti dell’“English Tax”

Ospitiamo un articolo di Giorgio Kadmo Pagano, segretario dell’Era ong (Esperanto Radikala Asocio, https://era.ong), promotore dell’Appello per l’italiano lingua di lavoro dell’Unione europea, https://era.ong/i-mille-1090-dellitaliano-lingua-di-lavoro-europea/

L’annessione definitiva dell’Europa all’Anglosfera è vicina e, con essa, una sempre maggiore povertà dei popoli europei e una minore competitività mondiale: quanto ci costeranno il ritardo e il divario, ogni giorno maggiore, nella costituzione e costruzione di una Google, di una Facebook, di una Amazon europee? Qualcuno riesce a comprendere che nessun paese europeo può colmare un tale divario digitale se non si dà vita a colossi paragonabili con quelli già citati? Che solo la Cina oggi è competitiva sul digitale e nella presenza in rete con applicazioni innovative e di forte impatto sociale come, per esempio, TikTok? Basta guardare l’immagine qui sotto per rendersi conto che l’Europa è inesistente.

Da Visualizing the Social Media Universe in 2020 di Aran Ali (https://www.visualcapitalist.com/visualizing-the-social-media-universe-in-2020/)
 

Degrado delle classi dirigenti
Prosegue senza soste la corruzione linguistica e materiale europea nonostante i britannici non solo se ne siano andati ma siano divenuti nostri avversari. L’ennesimo segnale di corruzione delle nostre classi dirigenti è sempre lei a darlo, l’istituzione più linguisticamente corrotta dell’Unione europea, la Commissione, che lo scorso 25 marzo ha pubblicato le linee guida del programma Erasmus+ 2021 esclusivamente in inglese, lingua non più parlata da alcun popolo europeo (in seguito alla Brexit la Gran Bretagna ha deciso di costruire la propria Global Britain) e che di conseguenza avrebbe dovuto essere tolta dall’elenco delle lingue ufficiali europee. La Commissione non sa fornire una data per la traduzione nelle lingue ufficiali europee, nemmeno di quelle più parlate e di lavoro rimaste, la prima scadenza per presentare le proposte è quella del prossimo 11 maggio, il bilancio a disposizione è di 2 miliardi e 453,5 milioni di euro. Andate alla pagina italiana (https://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/programme-guide/introduction/how-to-read-programme-guide_it) del programma e la trovate in inglese, provate a scaricare la Guida dettagliata e troverete <2021-erasmusplus-programme-guide_en.pdf> ma, attenzione, perché la Commissione esercita un altro strappo non secondario dei trattati che vedono l’autenticità giuridica di tutte le lingue europee. Scrive infatti che solo la versione inglese farà fede in caso di dubbi o contenziosi. Che direste se, per un concorso o un posto di lavoro, ci fossero giovani che potessero prepararsi con molte più settimane di anticipo? Invece tutti zitti. Incredibilmente nessun parlamentare europeo o italiano, nessun membro del governo ha fatto sentire la sua voce per chiedere almeno che la Commissione europea non renda pubblico nessun bando fintanto che i programmi, come anche le consultazioni pubbliche attraverso cui ciascun cittadino europeo può esprimere il suo parere in vari campi, priorità e valore aggiunto delle nuove iniziative proposte dall’Ue come anche sulle valutazioni di politiche e norme vigenti (andate a vederla quest’altra vergogna “anglocoloniale” della Commissione: https://ec.europa.eu/info/consultations_it), non siano nelle quattro lingue più parlate nell’Unione e cioè, in ordine di milioni di persone, in tedesco, francese, italiano, spagnolo e, ma solo transitoriamente in relazione alla definizione di una lingua comune europea e internazionale, anche in inglese.

Svantaggio competitivo
Ma quanto ci costa questa English Tax che continuano a imporci paesi stranieri, e persino avversari del processo di unificazione europea, insieme alle nostre classi dirigenti corrotte e corruttrici? Discorso lungo e cifre da capogiro ma occupiamoci dei costi primari, che sono anzitutto relativi all’obbligatorietà italiana ed europea di sapere l’inglese e alla libertà britannica di non conoscere altre lingue, che possiamo riassumere così: ci fanno concedere, anzitutto alla Gran Bretagna, un mercato notevole in termini di materiale pedagogico, di corsi di lingua, di traduzione e interpretazione verso l’inglese, di competenza linguistica nella redazione e revisione di testi, di opportunità di lavoro ecc. Offriamo a chi è madrelingua inglese il vantaggio di non investire tempo e danaro per tradurre i messaggi che trasmettono o desiderano comprendere. Non hanno di conseguenza bisogno d’imparare altre lingue e questo si traduce in un risparmio enorme, a cominciare dalle spese d’istruzione che possono essere investite nello sviluppo, nella ricerca e nell’insegnamento o apprendimento di altre discipline. Tale gettito procurato annualmente al Regno Unito già nel Rapporto edito nel 2005 (L’enseignement des langues comme politique publique, https://fr.wikipedia.org/wiki/Rapport_Grin) era stimato dall’economista svizzero Françoise Grin in circa 18 miliardi di euro all’anno che, attraverso il rivalutatore monetario dell’Istat, corrispondono a quasi 22 miliardi di euro odierni (21.996.000.000,00). Tutti possiamo immaginare cosa potrebbe fare per esempio l’Italia con 22 miliardi di euro l’anno in più. Per contro, i paesi non anglofoni come l’Italia devono investire sempre più risorse economiche e umane nell’apprendimento dell’inglese. Solo nell’UE i costi della discriminazione linguistica per ciascun non lingua madre inglese è stato calcolato dall’Economista Áron Lukács nel suo Aspetti economici della disuguaglianza linguistica (https://issuu.com/home/published/it_aspetti_economici_della_disuguag), sempre su dati del 2005, in circa 900 euro l’anno per ogni cittadino che, secondo il rivalutatore Istat corrispondono oggi a 1.088,10 euro e fanno lievitare la spesa dei 60 milioni di italiani per favorire i madre lingua inglese a 65 miliardi e 286 milioni l’anno che, per i complessivi 446 milioni dei cittadini europei, si traducono nella stratosferica cifra di 485 miliardi 292 milioni e 600 mila euro l’anno. 

Nuovo colonialismo
Abbiamo parlato di Gran Bretagna globale e di Anglosfera, ma di cosa si tratta esattamente? L’obiettivo della “Gran Bretagna globale” di Theresa May e Boris Johnson è l’idea che il Regno Unito debba allearsi con i vecchi paesi del Commonwealth gli Stati Uniti per formare un’unione che sostituirà l’adesione all’Ue. In effetti essa non è che una conseguenza della Carta Atlantica del 1941 (https://it.wikipedia.org/wiki/Carta_Atlantica), aggiornata successivamente nel 1946 in relazione agli scambi di informazioni in materia di Comint (Communication Intelligence), cioè di spionaggio delle comunicazioni di terze parti diverse da quelle firmatarie, allargata poi a Canada, Australia e Nuova Zelanda conosciuta come Five Eyes (acronimo FVEY) e costituente la più grande alleanza di servizi segreti esistente al mondo per il controllo economico e militare. Tale rete anglofona si allarga poi a seconda degli interessi ad altri paesi che spesso fanno gli interessi dell’Anglosfera a danno dei pesi europei. Dai documenti sottratti da Edward Snowden, l’attivista statunitense ex tecnico della CIA (Central Intelligence Agency) che ha rivelato numerosi documenti sui programmi di spionaggio, si desume per esempio che già nel 1954 la Svezia era collegata al patto Uk-Usa e aveva rapporti con l’americana National Security Agency (Nsa) per quel che riguarda l’Elint, la raccolta di informazioni con sensori elettronici e con il Gehq, il Government Communications Headquarters del Regno Unito per il Comint. (https://www.limesonline.com/cartaceo/five-eyes-la-famiglia-delle-anglospie). Come hanno affermato due importanti rappresentanti dell’Ambasciata inglese a Roma: “L’obiettivo primario della nostra opera informativa consiste nell’influenzare l’opinione pubblica italiana in funzione degli interessi britannici” (Alex R. Sinclair, luglio 1911) e “Il lavoro del settore informativo consiste nel creare un clima di opinione in grado di influenzare il potere politico affinché decida ciò che noi vogliamo” (Sir Joseph Cheyne, maggio 1974), il ruolo di dominio mondiale da parte di Uk e Usa è reso ancora più evidente dal fatto che il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America nel corso della loro storia hanno invaso, esercitato qualche controllo o combattuto conflitti nei territori, rispettivamente di 171 e 190 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite, come riportano gli storici Stuart Laycock e Christopher Kelly nei libri All the Countries We’ve Ever Invaded (History Pr Ltd) e All the Countries the Americans Have Ever Invaded (Amberley Publishing), rispettivamente il 90 e il 99 per cento delle nazioni del mondo.

Global English
L’idea dell’Anglosfera è radicata nell’assunto che coloro che parlano inglese sono semplicemente superiori agli altri. La promozione del Global English (inglese globale) era stata discussa in occasione di conferenze su entrambe le sponde dell’Atlantico fin dagli anni Trenta del Novecento, ma è attraverso la sintesi che ne fa Churchill, il 6 settembre del 1943 ad Harvard, (https://youtu.be/OHs3Lo4Gq4A) che ne abbiamo chiara la micidiale e sofisticata portata. In quell’occasione, infatti, Churchill, in accordo e dialogo con il Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt, ci fa sapere quattro cose importanti: 

  1. Che gli imperi per come sono stati conosciuti fino ad allora sono destinanti a morire;
  2. Che i nuovi imperi sono gli Imperi della mente;
  3. Che esercitando il dominio linguistico sulle menti degli altri popoli si ottiene un bottino ben maggiore che non conquistandogli i territori o asservendoli;
  4. Che in tal modo ovunque andranno nel mondo essi saranno come a casa loro.

Comincia a essere evidente perché proprio negli ultimi tre decenni in cui ha intensificato lo studio e persino l’obbligo della lingua inglese, l’Italia è passata dall’essere quarta potenza industriale del mondo all’ottavo posto? È chiaro come e perché gli sforzi “autocolonizzatori” dei nostri politici, imprenditori, intellettuali e docenti non solo non ci darà mai una “casa inglese” ma che, al contrario, darà agli anglofoni la nostra casa? E infatti cosa diceva Churchill agli studenti di Harvard? Affermava che grazie all’imposizione dell’inglese nel mondo: “Ovunque noi andremo ci sentiremo come a casa nostra”! Intanto gli abbiamo già dato molte nostre università, a cominciare dal Politecnico di Milano, dove è vietato ormai già da qualche anno studiare in italiano alle lauree magistrali e si consente così l’assassinio dell’alta formazione in lingua italiana così come le case editrici che ne fornivano i testi.

“L’Europa subisce un divario non solo economico, ma anche digitale. Solo la Cina riesce a competere con gli Usa attraverso applicazioni innovative”

 “La Commissione ha pubblicato le linee guida del programma ‘Erasmus+ 2021’ esclusivamente in inglese, lingua non più parlata nei paesi europei”

 “I madrelingua inglese non hanno la necessità di investire tempo e denaro per comprendere i bandi che offrono opportunità di studio o lavoro”

 “Churchill affermava che grazie all’imposizione della lingua inglese nel mondo: ‘Ovunque noi andremo ci sentiremo come a casa nostra’.”

 “Al Politecnico di Milano è vietato studiare in italiano nelle lauree magistrali. Si consente così l’annientamento dell’alta formazione in lingua italiana”

 “Nel periodo in cui ha intensificato l’uso della lingua inglese, l’Italia come potenza industriale è passata dal quarto all’ottavo posto nel mondo”

Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese, 1967 (Collezione Intesa Sanpaolo). Dalla mostra Lucio Fontana: On the Threshold, The Met Fifth AvenueNY, The Met Breuer, NY, 2019.

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