Da una parte l’industria 4.0 sta portando a un radicale cambiamento del tessuto sociale con conseguente declino del welfare state come l’abbiamo conosciuto fino a oggi, dall’altra i profondi mutamenti climatici in atto ci rivelano i limiti degli attuali modelli di produzione. Riusciremo a trovare un punto di equilibrio tra le nuove esigenze di sviluppo e quelle della salvaguardia ambientale? I robot hanno iniziato a eliminare molti lavori non particolarmente qualificati e si prevede che in un prossimo futuro prenderanno il posto di attività non solo manuali ma anche intellettuali più complesse e apparentemente difficili da sostituire. Nonostante questa trasformazione abbia alcuni aspetti positivi tra cui la soppressione di compiti ripetitivi e pericolosi e la creazione di nuove mansioni più creative e qualificate, causerà comunque la cancellazione di milioni di posti di lavoro che non verranno riassorbiti da altre attività.
Andare oltre gli attuali modelli di sviluppo
Altrettante insidie possono venire dalla genomica, la scienza che si occupa dello studio delle informazioni del Dna degli organismi viventi, che se da un lato sarà utile per combattere malattie gravi come L’Alzheimer e i tumori, dall’altro porrà interrogativi etici di difficile soluzione. Con il rischio, visti i costi molto elevati delle nuove tecnologie, di creare un’ulteriore barriera tra i pochi che ne potranno beneficiare e la maggior parte della popolazione che ne sarà esclusa, contribuendo a incrementare le già gravi disuguaglianze. Per cercare di risolvere almeno in parte questi problemi oltre a maggiori investimenti pubblici nella ricerca scientifica, nell’innovazione e nella formazione. si fa sempre più strada l’ipotesi di garantire un reddito di base o di cittadinanza a quella parte di popolazione che subisce maggiormente gli effetti negativi dell’attuale modello di sviluppo ed è sempre più a rischio di povertà. Parallelamente a questi problemi si deve intervenire per ridurre drasticamente l’inquinamento ambientale, strettamente connesso agli squilibri causati dagli attuali paradigmi economici e finanziari, i quali sono tra le principali cause dei cambiamenti climatici e all’origine di molti conflitti sociali e politici. Mutamenti così profondi, che secondo autorevoli scienziati hanno causato l’avvento di una nuova era geologica, l’antropocene di cui è unicamente responsabile l’attività umana e provocato fenomeni che se non si interverrà rapidamente e in modo radicale porteranno a estinzioni di massa con tre quarti delle specie destinate a scomparire nei prossimi secoli. È quindi indispensabile trovare al più presto soluzioni organiche che consentano di abbattere le emissioni, ma allo stesso tempo creare nuovi posti di lavoro e favorire una maggiore giustizia sociale.