Instabilità. La parola che esprime la perdita di equilibrio rappresenta forse la sintesi più compiuta del mondo in cui viviamo. L’interconnessione globale a livello politico, economico e culturale avvenuta dopo la caduta del muro di Berlino e la conclusione della guerra fredda sembrava inarrestabile. Il politologo americano Francis Fukuyama ha definito questo periodo con la fortunata espressione “fine della storia”, un momento in cui l’affermazione della democrazia liberale a livello globale era il punto di arrivo dell’evoluzione ideologica dell’umanità. Un’età dell’oro caratterizzata da libere nazioni e mercati in continua espansione. Ma la globalizzazione, dopo aver raggiunto il suo culmine tra la fine del Novecento e l’inizio degli anni Duemila ha iniziato un lento, inarrestabile declino, che ha portato a una trasformazione strutturale delle relazioni internazionali e a un profondo mutamento del clima ideologico.
Rallentamento dell’economia e crescita delle migrazioni
Alle aree sempre più estese in cui si sviluppano tensioni e conflitti in Libia, nel Vicino oriente (Turchia, Siria, Iraq, Iran, Israele, Palestina) nello Yemen, che hanno consentito la costituzione e lo sviluppo del cosiddetto Stato islamico (Daesh), nell’est Europa, nell’Africa sub sahariana, in Afghanistan, nel sud est asiatico e in America latina con conseguenti inarrestabili flussi migratori, si unisce una sensibile riduzione dell’economia e del commercio mondiali. Stiamo assistendo alla decadenza del modello neoliberista sostenuto dall’economista americano Milton Friedman, in cui viene esaltata la forza del mercato, visto come un ecosistema perfetto in grado di autoregolarsi, cui corrisponde una riduzione del peso dello stato nella vita pubblica. Un paradigma che in un primo momento ha favorito lo sviluppo dei volumi dell’economia mondiale, ma ha contemporaneamente causato un sensibile aumento delle disuguaglianze e la progressiva e pericolosa diminuzione della classe media in numerosi paesi occidentali, come testimonia anche il voto a favore dell’uscita del Regno unito dall’Unione europea. Dall’epoca dell’espansione siamo passati a quella della moderazione, segnata da una minore interconnessione delle economie nazionali e iniziamo a porci domande sulla capacità del sistema capitalistico di risolvere i problemi che si presentano in modo sempre più impetuoso e minacciano la stabilità mondiale. Un mondo, caratterizzato da una diffusa crisi della democrazia e da un crescente autoritarismo, dove si stanno ricostruendo barriere non solo virtuali e in cui diminuisce la creazione dei posti di lavoro sostituiti dall’uso di robot e algoritmi sempre più massiccio. Questi sono alcuni dei temi che caratterizzano, sia a livello individuale sia collettivo, il momento che stiamo attraversando e che cercheremo via via di analizzare e approfondire.
Die Sinfonie der Großstadt (Sinfonia di una città), photocollage, 1927. Dalla mostra Berlin Metropolis: 1918-1933 alla Neue Galerie di New York, catalogo edito da Prestel Pub. Courtesy Università di Colonia.