Crisi è la parola che forse meglio definisce il momento che stiamo vivendo. L’evoluzione continua della tecnologia, il rapido alternarsi delle fasi economiche e finanziarie, unite alle sempre più veloci evoluzioni culturali, suggerisce lo storico e filosofo tedesco Reinhart Koselleck nel suo libro Crisi. Per un lessico della modernità (ombre corte edizioni) contribuiscono ad alimentare una profonda sensazione di smarrimento, come sempre accade quando si sovrappongono in modo convulso elementi diversi e contradditori. Il ciclo politico ed economico iniziato alla fine della guerra fredda, dopo la caduta del muro di Berlino, è arrivato al termine.
Un futuro con rischi e incognite
Se nel 1989 si trattava di comprendere come l’Occidente avrebbe potuto trasformare il resto del mondo oggi, al contrario, ci si interroga su come il resto del mondo influisce in misura sempre maggiore sui nostri comportamenti, definiti da una serie di variabili come la disuguaglianza nel reddito e nei livelli di benessere, le crescenti tensioni sociali, l’invecchiamento della popolazione l’asimmetria nel campo dell’informazione e la consapevolezza di un controllo crescente favorito dalla diffusione delle reti informatiche, che a causa della loro stretta relazione possono aumentare rischi e incognite. Mentre il concetto stesso di democrazia è costantemente insidiato dai nazionalismi e dai movimenti populisti, sostenuti dalla marginalità e dalla mancata integrazione di vaste fasce di popolazione, che hanno messo in crisi i partiti e i tradizionali canali del consenso politico, si riscontrano difficoltà crescenti in campo economico e nel welfare. Da una parte si sta affermando l’idea che la democrazia si può riscattare solo scendendo nelle strade attraverso libere manifestazioni dei cittadini in lotta contro i poteri oligarchici e le disuguaglianze, dall’altra si cerca di circoscrivere l’azione della quarta rivoluzione industriale, basata su tecnologie molto complesse con componenti fisiche, biologiche e digitali che, oltre al pericolo di eliminare un numero molto elevato di posti di lavoro senza avere la certezza di poterle sostituire con altre attività, crea nuove fratture sociali ed enfatizza quelle esistenti. Queste azioni, unite ai forti mutamenti climatici in atto, che potrebbero portare a esiti imprevedibili con fortissime crisi idriche e agricole e conseguente aumento esponenziale delle migrazioni, stanno delineando un diverso assetto geopolitico, in cui domina lo scetticismo sulle organizzazioni internazionali e sovranazionali. Eventi che alimentano il ricorso agli armamenti sia tradizionali sia atomici e ai dispositivi di sicurezza informatica e, di conseguenza, creano una diffusa inquietudine e un profondo sentimento di crisi, segni ricorrenti della fine di un’epoca.