In tutto il mondo assistiamo da tempo a una profonda crisi delle istituzioni democratiche aggravata da una estesa stagnazione economica e da un’allarmante emergenza climatica. Le sempre maggiori ricchezze accumulate da un numero ristretto di persone soprattutto con lo sfruttamento del lavoro invece che con processi di produzione innovativi, la prevalenza dei processi di finanziarizzazione sulla capacità di creare e distribuire ricchezza, l’incertezza e i timori provocati dalla diffusione delle nuove tecnologie e dalla robotizzazione del lavoro hanno causato un diffuso senso di disorientamento alimentato dall’acuta percezione di attraversare una fase di depressione planetaria.
Verso un nuovo mondo tripolare
Ci troviamo in una sottile linea di confine in cui gli abituali strumenti di analisi economica e politica non sono più sufficienti a interpretare la complessa realtà in cui siamo immersi e a suggerirci delle linee guida che ci consentano di emergere dalle difficoltà. Una situazione, aggravata dall’avvento della pandemia Covid-19, in cui diventa difficile comprendere se ci troviamo nei pressi di un limite invalicabile, protetto da una frontiera fortificata, o sulla soglia di un diverso percorso. Se per alcuni osservatori della mutevole realtà che ci circonda come lo scrittore spagnolo Paul B. Preciado stiamo sul punto di attraversare “la più grande rivoluzione della storia e non dobbiamo più chiederci chi siamo ma cosa diventeremo” (Et si nous étions, au milieu de cette dépression planétaire, en train de traverser la plus grande révolution de l’histoire?… La question n’est plus de savoir qui nous sommes, mais ce que nous allons devenir), ha affermato su Mediapart, per altri attenti analisti come il premio Nobel per l’economia Joseph E. Stiglitz viviamo una fase drammatica in cui si assiste a un aumento continuo delle disuguaglianze, che può essere arrestata solo se ritorneranno fondamentali i diritti e la qualità della vita dei cittadini, come ha scritto nel suo recente libro Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento (Einaudi, pp. XXX – 346, 20 euro, eBook 9,99 euro). Un contesto in cui la sensazione di incertezza viene acuita da una mutevole situazione geopolitica. Per il politologo indiano con cittadinanza Usa Parag Khanna, studioso di relazioni internazionali ed economia globale, autore del libro Il secolo asiatico? (Fazi, pp. 520, 25 euro, eBook 11,99 euro) il declino della leadership americana, in modo particolare dopo l’avvento della pandemia Covid-19 cui hanno risposto con maggiore efficacia i paesi asiatici, quasi a sottolineare la loro emergente egemonia, fa intravedere l’avvento di un nuovo mondo tripolare sospeso tra Occidente, Cina e Asia.